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Celerina
Paesino dell'Alta Engadina a pochissima distanza da St.Moritz, di cui può essere considerato l'"anticamera".
Ciò nonostante, il paese mantiene la sua individualità e caratteristiche engadinesi che il grande centro turistico ha ormai perso in gran parte.
Al di là dell'interesse offerto da case e palazzi, questo paese, al pari di Samedan e Pontresina, possiede una chiesa di grande bellezza, assai antica, e che mostra chiaramente come le popolazioni ladine engadinesi non si limitassero affatto a sopravvivere ma sapessero anche costruire edifici notevoli, segno di una civiltà che si andava raffinando dopo gli anni più bui del Medioevo.

L'edificio sacro che ha reso Celerina famosa in tutti i Grigioni è la chiesa di San Gian, tanto nota da essere divenuta un vero e proprio simbolo dell'Alta Engadina. La posizione è infatti eccezionale. Ad est del villaggio, tra la Sela e la Flaz, si alza all'improvviso un colle boscoso, probabilmente un isolotto in quell'antico lago che, similmente agli altri della zona, riempiva il fondovalle. Nella sua parte più antica sembra esistere dal 1200, anche se è menzionata solo nel 1320. Gli scavi del 1973 hanno chiarito la strana struttura esterna: vicino al non grande edificio della chiesa, sul lato occidentale, vi è un tozzo campanile romanico e dietro un assai più slanciato campanile gotico; la sua guglia però può essere solo immaginata dato che un fulmine la distrusse nel 1682 e non fu mai più ricostruita. In realtà la primitiva chiesa, romanica, era costituita da un semplice cappella, perpendicolare all'edificio di oggi che data del 1478.

All'interno della chiesa si resta ammirati dal soffitto, finemente dipinto, con lo stemma del vescovo Ortlieb von Brandis al centro, amante delle costruzioni religiose a cui si devono molte chiese e cappelle dei Grigioni.

Notevole anche il coro, che racchiude un ciclo di affreschi eseguiti nel tardo '400 da una bottega itinerante di pittori lombardi.



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