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Sigiriya
La rocca di Sigiriya ("la rocca del leone") si erge dalla foresta verdeggiante con la sua possente mole: una fortezza naturale di pietra rossa, su cui si consumò nel 5° secolo la tragica e breve favola del re parricida Kassyapa. La rocca sovrasta dall'alto di 300 metri di strapiombo le macerie del Palazzo d'estate e quanto resta delle imponenti mura di cinta.
Prima di affrontare la salita della rocca, l'occasione è buona per farci un giro sull'elefante indiano.
Iniziamo l'ardua salita delle scalinate.
Le celebri pitture rupestri di Sigiriya. 19 giunoniche figure ritratte a mezzo busto in grandezza quasi naturale, colte nell'atto di mescere vino, porgere fiori o cibo, mentre accennano un passo di danza. Varie sono le ipotesi su chi siano veramente (cortigiane? dee?), fatto sta che sono uniche: sprizzano sensualità e nello stesso tempo grazia. Originariamente dovevano essere più di 500, ma pare che alcuni monaci che vissero per un certo periodo di tempo presso la rocca, distrussero gran parte di questi affreschi, essendo motivo per loro di turbamento e distrazione dalla preghiera.
L'entrata del Leone, ovvero il cancello dell'acropoli che si trovava in cima alla rocca. Stretta tra due colossali zampe di leone (ciò che resta della sezione frontale dell'animale), s'innalza una scalinata che porta alla sommità della rocca.
La piscina della reggia. Dall'alto della rocca si gode un panorama stupendo che vale la fatica compiuta per arrivarci.



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